Gli strumenti che scegliamo ci portano più lontano, ma è quello che vogliamo?
- Nicola D'Adamo
- 5 ott
- Tempo di lettura: 4 min
Viviamo in un’epoca che corre. Ogni anno compaiono nuovi strumenti, tecnologie, metodi per lavorare, comunicare, “ottimizzare”. Ci dicono che questi strumenti ci portano più lontano: più risultati, più velocità, più possibilità, più soldi. Ma raramente ci fermiamo a chiederci verso dove stiamo andando — e, soprattutto, se è lì che vogliamo arrivare.

La persona media oggi: più connessioni, meno centratura
In Italia oggi più di una persona su quattro (23,1%) è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo i dati Eurostat 2024.
La natalità ha toccato nel 2024 un nuovo minimo storico con poco meno di 380 mila nati (fonte: ISTAT, Bilancio demografico nazionale 2024), mentre quasi un cittadino su quattro ha più di 65 anni.
Il tasso di occupazione nella fascia 20–64 anni si attesta al 66,3%, ma con forti divari territoriali e di genere (fonte: ISTAT, Occupati e disoccupati 2024).
Sul piano soggettivo, gli italiani valutano la propria soddisfazione per la vita con un punteggio medio di 6,8 su 10, stabile ma inferiore alla media dei Paesi europei più avanzati in termini di benessere (fonte: ISTAT, Benessere equo e sostenibile 2024).
Anche nel mondo del lavoro, gli indicatori mostrano un disagio diffuso:
il tasso medio di turnover nel 2023 è stato del 34%, con picchi oltre il 47% nei servizi (Confindustria, Indagine sul Lavoro 2024);
il tasso di assenteismo si attesta intorno al 6,6–8% a seconda della dimensione aziendale (Confindustria – ANSA 2024);
e secondo l’OCSE 2024, meno del 5% dei lavoratori italiani si dichiara veramente coinvolto e motivato nel proprio lavoro, uno dei dati più bassi d’Europa.
Un quadro che racconta persone stanche, connesse ma poco radicate, produttive ma spesso svuotate di significato. La tecnologia e le opportunità non mancano, ma diventano spesso moltiplicatori di dispersione, non di presenza. Siamo iperconnessi e, al tempo stesso, disconnessi da ciò che davvero ci sostiene: il corpo, la relazione, il senso.
Tornare all’essenziale: imparare il benessere
Se le scelte politiche o le dinamiche economiche ci sembrano fuori dalla nostra portata, rimane una leva potente: noi stessi. Possiamo scegliere di tornare ad apprendere i principi del benessere, inteso come equilibrio tra corpo, mente, relazioni e valori.
Questa “alfabetizzazione al benessere” non è un lusso per pochi, ma una forma di responsabilità collettiva. Significa imparare a distinguere ciò che è mezzo (gli strumenti, la produttività, il denaro) da ciò che è fine (la salute, la serenità, la connessione umana, la gratitudine).

I quattro pilastri della consapevolezza
Corpo – Nutrire, riposare, muovere: ritrovare il contatto con il ritmo naturale.
Mente – Rallentare, osservare i pensieri, dare spazio al silenzio.
Relazioni – Cercare qualità più che quantità; imparare ad ascoltare davvero.
Valori – Chiarire cosa conta e lasciare andare l’eccesso, in cose e obiettivi.
Conoscere questi principi significa ridurre le dispersioni di risorse — materiali, emotive, cognitive — e riconoscere ciò che ha valore assoluto: il tempo presente, la salute, l’affetto, la cooperazione, la natura.
Il contagio virtuoso
Una persona che vive in modo più centrato trasforma anche il contesto in cui vive. Consuma in modo più sobrio, comunica con più calma, coopera con più lucidità. Il suo equilibrio personale diventa benessere sociale diffuso: meno conflitto, più fiducia, più umanità. È un contagio buono, silenzioso ma profondo.
RS Wellbeing: un luogo per imparare il benessere
È proprio in questa direzione che si muovono RS Wellbeing e RS Planet One, progetti dedicati a restituire alla persona la capacità di ascoltarsi, conoscersi e prendersi cura di sé in modo integrato.

L’approccio si sviluppa su tre macro aree complementari:
Percorsi one-to-one specialistici, per un sostegno personalizzato attraverso professionisti dedicati: Wellbeing Coach, Posturologo, Nutrizionista, Personal Trainer, Massoterapista e Psicologo. Ogni figura contribuisce, con le proprie competenze, a creare un quadro armonico di salute fisica, mentale ed emotiva.
Corsi di gruppo periodici, pensati per ritrovare equilibrio e forza attraverso il movimento consapevole: Riequilibrio Collo e Schiena, Ginnastica Posturale, Yoga, Pilates e Rinforzo Muscolare. Spazi in cui il corpo torna alle sue radici, e l’energia condivisa diventa parte della cura.
Laboratori esperienziali e formativi, rivolti a persone e aziende che desiderano investire nel benessere diffuso. Incontri mirati alla trasmissione di nuove consapevolezze e strumenti pratici per coltivare equilibrio, motivazione e presenza, tanto nella vita privata quanto nelle organizzazioni.
Un atto rivoluzionario e pacifico
In fondo, imparare a stare bene è un atto politico nel senso più puro: cura della “polis”, della comunità. Non serve una riforma dall’alto per iniziare; basta una decisione intima: educarsi alla vita. A ciò che fa bene, a ciò che basta, a ciò che ci tiene vivi e non solo occupati.
E forse il primo vero passo per un Paese civile e in salute parte proprio da qui: dalla persona che decide di non farsi trascinare dal rumore, ma di camminare più equilibratamente, con uno sguardo che riconosce l’essenziale — e con gli strumenti giusti per farlo, nel modo più umano possibile.





























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