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SALUTE DELL’INTESTINO E SALUTE MENTALE: UN RAPPORTO BIUNIVOCO

A molti sarà capitato di avere problemi di stomaco o intestino prima di un avvenimento importante o a causa dello stress, oppure di sentire, almeno una volta nella vita, la sensazione delle cosiddette “farfalle nello stomaco” per un’infatuazione o per aver visto una persona cara dopo molto tempo.


Provare questo genere di sensazioni viscerali in particolari condizioni sociali o psicologiche mostra su un piano empirico che le diverse parti del nostro organismo sono connesse tra loro e quanto la salute di ogni singola componente fisica e mentale sia indispensabile per il benessere generale della persona.

La salute dell’intestino e quella mentale sono legate in modo indissolubile.



Studi recenti e sempre più numerosi hanno evidenziato come intestino e cervello sono molto più collegati di quanto si pensi, perché in grado di influenzarsi reciprocamente e di definire lo stato di salute psicologica e fisica di un individuo.


L’intestino non è un organo passivo deputato soltanto all'assorbimento e all'eliminazione dei cibi, ma come sostiene nel suo omonimo libro il Dr. Michael D. Gershon, professore di patologia e biologia cellulare della Columbia University, un vero e proprio “secondo cervello” sede del microbioma umano.



Per provare una sensazione di benessere generale ed essere degli individui in salute è necessario comprendere quanto il nostro organismo abbia un funzionamento olistico. Prendersene cura vuol dire considerare ogni suo aspetto e il legame profondo che lega mente e corpo.


Ripensare il nostro stile di vita e apportare dei cambiamenti significativi alle nostre abitudini gioverà allo stato di salute generale e ci conferirà una energia nuova per affrontare al meglio la nostra vita.



È acclarato che lo stato di salute del nostro cervello si riflette anche su quello dell’intestino.

Vivere delle situazioni di stress prolungato o di ansia, ad esempio, altera la motilità intestinale e aumenta gli episodi di stipsi, colite e produzione di acidi, enzimi e ormoni.


Anche essere costantemente in balia di emozioni forti come rabbia, tristezza o eccessiva euforia può scatenare degli sconvolgimenti intestinali e provocare uno stato di disagio e malessere.


Questo è il motivo per cui è possibile che sorgano delle sensazioni di nausea prima di un evento significativo, o perché è possibile avere problemi di gastrite quando nutriamo rabbia, insoddisfazione o frustrazione.



I fattori psicosociali, dunque, influenzano radicalmente l’attività fisiologica dell’intestino, aumentando la suscettibilità del movimento e delle contrazioni del tratto gastrointestinale.


Con questa consapevolezza è facile comprendere perché lavorare eccessivamente, procurarsi troppe fonti di stress o vivere continuamente stati di tensione emotiva danneggiano non soltanto lo stato di salute mentale ma anche quella dell’intestino.



Ma se in un primo momento i ricercatori credevano che fosse unicamente il cervello a influenzale le attività intestinali, oggi si è compreso che il rapporto tra gli organi è biunivoco.


Risulta chiaro, quindi, che è possibile che un cervello disturbato dia segnali all'intestino, quanto un intestino problematico possa creare degli effetti, anche ingenti, sullo stato di salute mentale.



Diversi studi hanno dimostrato che gli approcci basati sulla psicologia, affiancanti a medicinali specifici per il dolore, possono essere risolutori per migliorare la situazione gastrointestinali e vivere una vita più sana e più libera dal dolore.


Ricerche sperimentali hanno addirittura dimostrato l’efficacia del trattamento per disturbi gastrointestinali con antidepressivi e terapie cognitivo comportamentale.


Ma perché esiste questa codipendenza tra organi così diversi e lontani tra loro?



Per spiegare questa complessa interazione tra organi, gli scienziati sono soliti fare riferimento all’asse intestino-cervello (GBA), un complesso sistema di comunicazione morfo-funzionale che non solo garantisce il corretto mantenimento dell'omeostasi gastrointestinale, ma è probabile che abbia molteplici effetti su affetto, motivazione e funzioni cognitive superiori.



Il ruolo del GBA è quello di monitorare e integrare le funzioni intestinali e collegare i centri emotivi e cognitivi del cervello con funzioni e meccanismi intestinali periferici come l'attivazione immunitaria, la permeabilità intestinale, il riflesso enterico e la segnalazione entero-endocrina.


Nello specifico, le funzioni del nostro apparato digerente sono governate dal sistema nervoso enterico, situato nella stessa compagine degli organi del tubo digerente.


Lo studio del sistema nervoso enterico (ENS) sta rivoluzionando completamente la nostra comprensione della medicina, poiché esiste un legame molto stretto tra digestione, umore, salute e persino modo in cui il cervello pensa.



L’ENS è costituito da due strati sottili con oltre 100 milioni di cellule nervose che rivestono il tratto gastrointestinale dall’esofago al retto.


Sappiamo tutti che i neuroni sono cellule presenti nel cervello e nel sistema nervoso centrale che suggeriscono al corpo come comportarsi.


Ci sono circa 100 miliardi di neuroni nel cervello umano, ma è interessante notare che l’intestino arriva a contenere ben 500 milioni di neuroni, tutti collegati al cervello attraverso i nervi del sistema nervoso.

La presenza di questi “neuroni” intestinali ci induce a ripensare al lavoro di questo organo, alla sua reattività e alla sua cruciale importanza per comprendere la dipendenza esistente tra cervello e intestino.



È stato studiato come questo sistema nervoso enterico è capace di innescare grandi cambiamenti emotivi soprattutto per coloro i quali soffrono della sindrome dell'intestino irritabile e di problemi intestinali quali costipazione, diarrea e gonfiore addominale.


In questo sistema nervoso enterico un posto di primo ordine lo ha il nervo vago, uno dei più grandi nervi che collegano l’intestino al cervello, in grado di inviare segnali in entrambe le direzioni: circa il 90% delle fibre del nervo vago, infatti, trasportano informazioni che coinvolgono tanto l’intestino quanto il cervello, un vero e proprio canale comunicativo privilegiato.


In base al tipo di stimolo ricevuto, il cervello rilascia delle risposte di tipo ormonale, motorio e comportamentale.


È indubbio, quindi, che l’interazione tra queste due componenti del corpo non solo è continua, ma si influenza in modo reciproco.


Un intestino poco sano manderà segnali problematici al cervello che risponderà con risposte sicuramente non benefiche. Viceversa, un cervello stressato o malato invierà segnali di questo tipo allo stomaco che inizierà ad effettuare movimenti inconsueti e sgradevoli per il nostro benessere.



Gli studi hanno dimostrato anche che sia il cervello che l’intestino sono dotati di sostanze chimiche chiamate neurotrasmettitori.


L'intestino, grazie anche ai trilioni di microbi ivi presenti, è in grado di produrre neurotrasmettitori come la serotonina, largamente coinvolta in tantissimi processi vitali come la buona regolazione dell’orologio biologico.


La serotonina è conosciuta soprattutto per essere uno dei neurotrasmettitori del cervello, ma in realtà il 95% presente nel corpo si trova nell'intestino.



La serotonina cerebrale e quella intestinale sono completamente diverse a causa della barriera emato-encefalica che non lascia passare la serotonina prodotta nell’intestino. Quindi, tutta la serotonina che si trova nel cervello viene prodotta lì e tutta la serotonina che l'intestino emette nel resto del corpo (compreso il 2-3 percento di essa trovata nel sangue) è essenzialmente prodotta nell'intestino.



La serotonina che è nel cervello sembra essere coinvolta per acquisire uno stato di felicità, per combattere la depressione, nel sesso, nel mangiare, nel dormire e nel sognare...

L'intestino, invece, produce un particolare tipo di serotonina che fa parte del sistema di rilevamento, capace quindi di instaurare una risposta antinfiammatoria e antibatterica in caso di attacco.


Un intestino sano, quindi, riesce a contrastare attivamente l’invasione di patogeni e a mantenere il benessere generale dell’individuo.



Controllando la proliferazione di tutta una serie di organismi detti saprofiti, infatti, l’intestino protegge attivamente anche altri apparati, in particolar modo quello uro-genitale.


Mantenere un buono stato di salute intestinale è indispensabile anche per prevenire diverse forme di proliferazione batterica e non contrarre spiacevoli infezione o, nei peggiori dei casi, vere e proprie patologie.



Ma i casi studio più recenti e interessanti hanno insistito in particolar modo sulla stretta correlazione tra malattie del cervello e problemi all’intestino, come nel caso di patologie quali l’Alzheimer e il Parkinson.


Nei pazienti malati di Parkinson, ad esempio, si è notato come l’intestino viene colpito molto prima rispetto all'insorgenza dei sintomi motori, causando ai pazienti che ne soffrono anche una profonda stitichezza.


Quando la comunità microbiota vive in disequilibrio, ovvero in disbiosi, è molto probabile che insorgano patologie come l’obesità, il diabete, ma anche, appunto, Alzheimer e Parkinson.


Quello che è sorprendente notare è che questi particolari batteri incidono anche in malattie come ansia, depressione, schizofrenia...



I dati emergenti dalla diverse ricerche supportano il ruolo del microbiota nell'influenzare l'ansia e i comportamenti di tipo depressivo e, più recentemente, della disbiosi nell'autismo. Infatti, i pazienti autistici presentano alterazioni microbiche specifiche a seconda della gravità della malattia.



Ma che cos’è nello specifico il microbiota?


Il microbiota intestinale è la comunità microbica del tratto enterico, un complessissimo ecosistema indispensabile per la vita dell’uomo.


Il microbiota enterico è distribuito nel tratto gastrointestinale umano e, sebbene il per ogni persona sia distinto, l'abbondanza relativa e la distribuzione lungo l'intestino di questi filotipi batterici è simile tra gli individui sani.



Sia le prove cliniche che quelle sperimentali suggeriscono che il microbiota enterico ha un impatto importante sull’asse intestino-cervello interagendo non solo localmente con le cellule intestinali e l'ENS, ma anche direttamente con il sistema nervoso centrale attraverso percorsi neuro endocrini e metabolici.


Alla luce di queste importanti e significative scoperte, come iniziare a prendersi cura della salute del nostro microbiota intestinale e, quindi, della salute generale del nostro corpo?


Il microbiota intestinale è influenzato da diversi fattori, in particolar modo dieta, esercizio fisico e stato di stress.


Scegliere alimenti con un livello di acidità troppo alta, per esempio, aumenterà sicuramente il rischio di irritabilità intestinale.


Per mantenere giusti i livelli di flora intestinale è indispensabile mangiare in modo sano e leggero, senza restrizioni particolari, e aggiungendo alla propria dieta un gran numero di fibre, omega 3, cibi fermentati, alimenti ricchi di polifenoli e di triptofano.


Qualora l’alimentazione non fosse sufficiente, è possibile integrarla con probiotici e prebiotici in grado di mantenere la salute dell’intestino e, come abbiamo visto, anche la buona resa del sistema immunitario.



Fondamentale è poi la pratica di sport, indispensabile per tenere basso il livello di stress e quindi preservare l’intestino da motilità inconsuete e altri movimenti problematici per lo stato di benessere generale.


La mancata attività fisica, inoltre, impedisce di avere una muscolatura intestinale ben sviluppata, così come una vita troppo sedentaria porta ad una scarsa funzionalità del diaframma e dei muscoli addominali.


Svolgere quotidianamente dell’attività fisica, al contrario, diminuisce la stipsi o altri disturbi come reflusso gastrico e sindrome del colon irritabile.



Altro tassello indispensabile è un sano, positivo e propositivo approccio alla vita. Abbiamo sottolineato a più riprese come lo stress incide sulla salute dell’intestino e sulla salute psicologica.


Sicuramente impresa più ardua del mangiare sano e praticare attività fisica, prevenire lo stress o gli stati d’ansia concitati può davvero fare la differenza per la nostra salute generale.


Approcciarsi ai problemi della vita in modo graduale, puntare a degli obiettivi concreti ma ambiziosi, può significare davvero sollevarci da uno stato di agitazione costante e migliorare notevolmente lo stato di benessere generale.



Per stare bene con noi stessi e prevenire l’insorgenza di problemi di salute fisica e psicologica è necessario considerare l’interdipendenza degli organi del nostro organismo e la profonda connessione esistente tra mente e corpo.



Solo con un approccio di questo tipo potremo ambire al vero benessere e a vivere una vita all'insegna della felicità, anche al lavoro.




Bibliografia


Brain World Medicine, Summer 2014 Issue;


Harvard Health Publishing, The Gut-Brain connection;


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Varghese AK, Verdú EF, Bercik P, et al. Antidepressants attenuate increased susceptibility to colitis in a murine model of depression. Gastroenterology. 2006;130:1743–1753.


Tsigos C, Chrousos GP. Hypothalamic-pituitary-adrenal axis, neuroendocrine factors and stress. J Psychosom Res. 2002; 53:865–871


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