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Il segreto del successo lavorativo è la felicità?

Qual è il segreto per vivere una vita felice?

Esiste una ricetta magica o è un percorso impervio e in salita?

Da circa 2500 anni, dall'estremo oriente all'antica Grecia, da Confucio a Buddha, da Platone ad Aristotele, gli uomini si pongono questi ed altri interrogativi, senza ottenere una risposta univoca. La scienza e la filosofia, però, sono riuscite da tempo a dimostrare l’importanza della felicità nella vita di ciascuno di noi, un vero motore per ogni nostra scelta e azione.


Ed Diener, leader nel campo degli studi sul benessere soggettivo, dopo aver valutato l’insieme delle risposte a domande come «la mia vita si avvicina al mio ideale?», «fino ad ora ho ottenuto le cose importanti che desideravo?», ha affermato che la felicità è sostanzialmente l’apprezzamento della propria vita. Pare, inoltre, che ad incidere sul benessere personale vi siano molti fattori differenti, tra i quali occupa un posto d’eccezione la soddisfazione in ambiti specifici come il lavoro.


Ma non sono solo i dipendenti a beneficiare della loro gratificazione sul posto di lavoro, sono le stesse aziende che concedendo benefit, creando dei luoghi di lavoro atossici, attenendosi al concetto di “benessere organizzativo” riescono ad incrementare notevolmente la loro produttività.


In passato, si credeva che l’aumento salariale fosse l’unico strumento possibile per incentivare i dipendenti o i leader a lavorare di più e meglio, garantendo in questo modo profitti maggiori per l’azienda. Alla luce dei risultati dei nuovi studi neuroscientifici, psicologici e antropologici, sembra che le cose non stiano proprio così.


Shawn Achor, noto autore americano esperto di psicologia della felicità, nel suo fortunato libro The Happiness Advantage, dichiara che «non sei felice perché hai successo, hai successo perché sei felice», ribaltando definitivamente l’equazione soldi=felicità in felicità=soldi. Achor sostiene anche che il benessere psicofisico dei dipendenti sul luogo di lavoro rende le aziende più produttive del 31%, con un aumento delle vendite del 37% e un’accuratezza di esecuzione dei compiti del 19%.

Molte compagnie hanno iniziato ad investire in iniziative a supporto dei dipendenti e della loro soddisfazione, ottenendo degli ottimi risultati. Google, ad esempio, è riuscita ad alzare il livello di benessere dei suoi collaboratori del 37% a seguito dell’attivazione di programmi innovativi che vanno dalla postazione video game, alla lavanderia ai buoni pasto con cibi salutari.


Google, un’azienda leader e sempre pronta a sperimentare, ha compreso perfettamente la chiave del successo per i suoi dipendenti e, di conseguenza, per l’azienda stessa: benefits vantaggiosi, un clima rilassato ma stimolante e un’alimentazione rigorosamente sana.


Alla base di una vita felice quindi la consapevolezza che la fortuna centra solo in parte e che un piano di sviluppo e di valorizzazione del benessere e della qualità della vita personale e dei propri collaboratoti inizia da una pianificazione mirata.


L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) nel rapporto “Food at Work Workplace. Solutions for Malnutrition, Obesity and Chronic Diseases” del 2005, ha dichiarato che una non adeguata alimentazione nei luoghi di lavoro nuoce alla salute dei lavoratori e può provocare una perdita di produttività pari al 20%.


Ebbene sì, l’alimentazione è uno degli strumenti che molte multinazionali e non solo utilizzano per incrementare il livello di benessere psicofisico dei propri collaboratori e per aumentare i profitti della compagnia, grazie anche all'utilizzo di nuove tecnologie che promuovono una gestione consapevole della preparazione dei cibi e del loro consumo. In questo modo si incentiva uno stile di vita sano, eliminando cattive abitudini responsabili di problematiche legate non solo esclusivamente al corpo.

Il cibo non determina soltanto la nostra situazione fisica, è decisivo anche per il nostro stato mentale e psicologico, così come ci insegna la psicobiotica, la disciplina della scienza che studia proprio la correlazione tra il cibo e la mente.


Secondo una sperimentazione clinica svolta alla Deakin University in Australia e pubblicata sulla rivista BMC Medicine, infatti, mangiare bene fa stare meglio anche psicologicamente.


Ma cosa significa “mangiare bene” e in che modo questo ha degli effetti benefici sulla nostra psiche?


Il professor Felice Jacka, direttore del centro per il Cibo e l’Umore dell’università di Deakin, crede che “mangiare bene” voglia dire sostanzialmente seguire la rinomatissima dieta mediterranea, poiché assicura un perfetto equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi, apportando dei notevoli miglioramenti sul sistema cardiovascolare (riduzione dei tassi di malattia del 30% ), prevenendo malattie come diabete e ipertensione ma evidenziando anche gli impatti biologici del nostro corpo che riguardano i rischi di depressione. I grassi Omega 3 presenti nella dieta mediterranea sono un trattamento efficace nei pazienti con questa tipologia di malattia perché hanno un effetto diretto sul cervello. Le evidenze scientifiche ci suggeriscono anche che gli Omega 3 possono prevenire lo sviluppo della demenza e avere un ruolo importante nel trattamento dell'ADHD.


Ovviamente il cibo stagionale, sano e ricco di nutrienti è fondamentale per trovare il proprio equilibrio psicofisico, ma concorre con altri fattori ugualmente importanti. I ricercatori che studiano l'esercizio fisico, ad esempio, hanno costantemente messo in luce il suo impatto positivo sull'umore. È stato dimostrato, infatti, che l'attività fisica costituisce una diversione dai pensieri negativi, stimolando al contrario il rilascio di sostanze chimiche “benefiche” nel cervello, le cosiddette “endorfine”. L'esercizio fisico sembra che abbia la potenzialità di migliorare l'umore in virtù della crescita personale e del raggiungimento degli obiettivi che derivano dagli sforzi per padroneggiare un'abilità fisica. Insomma, un vero toccasana per liberarci dallo stress e per prenderci cura del nostro corpo.

Capacità organizzativa, Cibo selezionato, esercizio fisico, un numero adeguato di ore di sonno e rapporti umani gratificanti garantiscono un bilanciato equilibrio psicofisico e sono parte integrante di quello strano percorso che è l’eudemonismo, la ricerca della felicità.


La felicità funziona come una sorta di circolo virtuoso che si autorigenera: amandoci e prendendoci cura del nostro corpo e della nostra mente avremo come naturale conseguenza un benessere che ci porterà a dare il massimo, ad esprimerci al meglio, permettendoci di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati e quindi renderci di nuovo abbastanza felici da riattivare il meccanismo. Le aziende e i lavori a cui dedichiamo sempre più tempo e energie, spesso luoghi di lacerazione più che di realizzazione personale, devono riuscire a garantire la felicità dei lavoratori, perché è la felicità ad essere il vero traino di un’attività sana, competitiva e produttiva, lo dice la scienza.



Staff "RS Informa". (Claudia Barattucci)




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